In occasione della Giornata della legalità (23 maggio) una nostra alunna ha intervistato Pietro Grasso, che ci ha lasciato, insieme ad un suggestivo ricordo personale di Falcone e Borsellino, un bellissimo insegnamento per tutti i giovani: “Se credi in qualcosa la puoi veramente cambiare! Cercate sempre la verità, la giustizia… fino a quando la mafia non avrà una fine… e vi assicuro l’avrà, un giorno!”.
Di seguito l’audio e la trascrizione dell’intervista (in formato video e testuale)
Buongiorno a tutti, amici di Radio Highlands, da Giulia Cavallo, della terza liceo scientifico internazionale.
Oggi ricorre la Giornata della legalità, che viene celebrata in occasione della strage di Capaci del 1992, in cui persero la vita il giudice Falcone, sua moglie e tre agenti della sua scorta.
Oggi abbiamo l’onore e il piacere di ospitare, in un’intervista rilasciata ai nostri microfoni, il dottor Pietro Grasso. Benvenuto, Presidente, e grazie!
Grazie a voi che mi avete invitato!
Il dottor Grasso è stato giudice a latere del primo maxi processo alla mafia, procuratore capo di Palermo e, oltre ad aver ricoperto il ruolo di Procuratore Capo Nazionale Anti Mafia, è stato anche Presidente e Senatore del Senato della Repubblica. Presidente, innanzitutto grazie a nome dell’Highlands Institute di Roma per averci concesso il privilegio della sua intervista.
La mia generazione non ha conosciuto il periodo in cui lei, con altri uomini dello Stato, ha combattuto contro la mafia; che ricordo ha e vuole trasmetterci delle figure di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino?
Allora, io voglio trasmettervi le figure di Falcone e Borsellino che ho potuto vivere non come magistrati, ma come amici, come colleghi, innanzitutto.
Giovanni Falcone era una persona un po’ schiva, seria, di poche parole, quasi diffidente, almeno in apparenza, e, se aveva un interlocutore che si mostrava superficiale o disinformato, diventava quasi aggressivo; ma quando poi era con gli amici, nei momenti di relax, diventava una persona assolutamente diversa: era a suo agio, in famiglia, e in quei momenti sapeva essere anche simpatico, affettuoso, spiritoso addirittura. Faceva sempre delle battute scherzose giocando sui nomi; per esempio c’era un suo collega che si chiamava Lupo, lui lo chiamava “il pastore tedesco”; e uno che si chiamava Pomodoro, lo chiamava Tomato!
Mentre Borsellino aveva un carattere diverso: era una persona molto più estroversa, semplice, per mille piccoli gesti di vita quotidiana che lo facevano vedere come un giovane, un fanciullo, e ancora goliardico, che inventava scherzi feroci a scapito dei suoi colleghi. Preferiva stare in ufficio, anziché con la seriosa giacca e cravatta, con una polo.
Tutti e due però avevano una caratteristica: erano e dei fuoriclasse! Io non voglio trasmettere l’immagine ormai stereotipata di eroi, perché erano degli uomini assolutamente normali, che però avevano delle qualità, come quella della competenza, della professionalità, della rettitudine e dell’onestà… e devono essere esempi e modelli, essere imitati a da tutti noi cittadini e dai giovani, in particolare.
Perché quando io vedo mio nipote – ora 14enne, ma anche qualche anno prima – giocare con i supereroi, che non muoiono mai e hanno dei super poteri – possono volare, uccidere, fare qualsiasi cosa… beh, io penso che quelli sono dei soggetti assolutamente inimitabili, mentre Falcone e Borsellino devono essere degli esempi da imitare, soprattutto perché avevano una caratteristica, che mi hanno insegnato, ed è quella di non fermarsi di fronte alle difficoltà, di fronte alle delusioni, di fronte alle sconfitte… si rialzavano sempre e non poteva fermarli nulla, né la paura, né lo sconforto… e ci son voluti infatti centinaia di chili di esplosivo, per poterli fermare!
E oggi, a 28 anni dalla loro morte, li celebriamo appunto per il loro spirito di servizio, per il loro senso del dovere.
Il nostro Paese, come tutto il mondo, sta attraversando un duro periodo fatto di rinunce e restrizioni; lei come sta vivendo questo momento, alla luce delle rinunce che un magistrato impegnato nella lotta contro la mafia ha dovuto accettare nella sua vita?
Io penso che riesco a viverla meglio di chiunque altro, perché la mia vita è stata fatta di restrizioni e di rinunce alla mia libertà, proprio per motivi di sicurezza: ero già preparato a questo modo di vivere. Mentre per voi giovani capisco che sia una sofferenza stare in casa e non potervi incontrare, per me diciamo che è facile affrontare questi momenti.
Quest’anno vogliamo collegare il sacrificio di Falcone e Borsellino a quello di tutti coloro che, durante questa pandemia, sono rimasti “al loro posto” per il bene collettivo: alludo a medici, infermieri, cassieri, rider che portavano i pasti a casa… insomma tutti coloro che hanno consentito, affrontando il pericolo del contagio e taluni anche rimettendoci la vita, la nostra sopravvivenza. Vedete, è lo stesso spirito di servizio, lo stesso senso del dovere! Quindi possiamo accomunare – in questa giornata giornata in cui celebriamo il coraggio – a Falcone e Borsellino, anche tutti questi nostri martiri della pandemia.
Qual è il messaggio che vuole dare alle nuove generazioni e che pensa che Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e tutti gli uomini dello Stato caduti nella lotta contro le mafie vorrebbero che noi giovani ricevessimo?
Io voglio che arrivi il messaggio che, quando si crede davvero in qualcosa, niente è impossibile e anche le cose che si ritengono più difficili e apparentemente senza speranza si possono realizzare. Del resto questa è una caratteristica proprio dei giovani, che vogliono cambiare il mondo, reagire alle prepotenze e alla violenza… i giovani sono gli unici in grado di poter cambiare il mondo perché non hanno quell’indifferenza e quella rassegnazione degli anziani che dicono “ma tanto non cambia nulla”. No, bisogna avere la voglia di cambiare e sapere che se credi in qualcosa la puoi veramente cambiare!
Questo mi pare che sia il messaggio migliore per avere la forza, la determinazione di continuare a seguire quei valori e quegli ideali che hanno guidato la vita di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino, ma anche la mia vita… e lo scopo di cercare sempre la verità, la giustizia… fino a quando la mafia non avrà una fine… e vi assicuro l’avrà un giorno!
Lo spero, lo speriamo tutti! È stato un onore averla tra noi e ci auguriamo di poterle dare il benvenuto di persona nella nostra scuola, sempre attenta al rispetto dei valori e dei principi morali su cui si basa la nostra Costituzione.
Bene, sarà un piacere incontrarci poi tutti personalmente! Ciao a tutti!